Si è svolto ieri nella sede della Regione del Veneto a Venezia nel palazzo Grandi Stazioni l’incontro promosso dall’assessore regionale al bilancio Roberto Ciambetti; presenti all’incontro i presidenti delle Province di Treviso, e presidente Upi Veneto, Leornardo Muraro, Verona Giovanni Miozzi, Rovigo Tiziana Virgili, Padova Barbara Degani, e Venezia Francesca Zaccariotto, con il direttore generale Giuseppe Panassidi, e i vice commissari delle Province di Vicenza e di Belluno.
Alla riunione ha partecipato anche il sindaco del Comune di Venezia Giorgio Orsoni. Oggetto dell’incontro un aggiornamento generale sul dl n. 95 e sui criteri per il riordino delle Province e istituzione della città metropolitana, come definito nella seduta del 20 luglio scorso del Consiglio dei Ministri. E’ stato ampiamente commentato dai presidenti anche l’approvazione in Senato dell’emendamento relativo al cronoprogramma per l’avvio della città metropolitana, che fissa la data al 1 novembre 2014, con 90 giorni di tempo prima della scadenza del mandato del presidente della Provincia per approvare lo statuto, deciso in conferenza metropolitana dai sindaci di tutti i 44 comuni della provincia di Venezia, e dalla presidente della Provincia Zaccariotto.
Presidente Zaccariotto: «E’ un momento di grande confusione e incertezza, possiamo solo aspettare di avere l’elaborato di Camera e Senato, con un disegno normativo di maggior chiarezza per poter impugnare le decisioni, e dare battaglia. Con i presidenti delle altre province e commissari ho condiviso le grandi questioni implicate da questo cambiamento in atto: è stata ribadita l’assoluta necessità di far partecipazione i comuni e i territori interessati, la necessità che venga rispettata la volontà dei cittadini che hanno dato mandato ad un presidente eletto democraticamente, e la “nuova” Provincia come ente di secondo livello, poi c’è il problema del risparmio dei costi presunti, che è tutto da dimostrare. Grande discussione è nata oggi circa i confini geografici delle nuove province o macro aree, perché non si può decidere sulla pelle dei cittadini chi sta con chi, e in gioco c’è l’identità e la storia dei territori».