Sull’esito delle decisioni assunte oggi dall’assemblea del Senato, un sostanziale via libera al disegno di legge n. 3396 sulla spending review, e sulle dismissioni del patrimonio pubblico n. 3382, fiducia espressa con 217 voti favorevoli, 40 voti contrari e 4 astenuti, la presidente della Provincia di Venezia Francesca Zaccariotto ha dichiarato: «Devo ribadire ciò che ho finora affermato, considero inaudito che una riforma così importante, che implicherebbe un progetto complessivo di riordino dello stato e di riforma del sistema costituzionale, stia avvenendo senza la partecipazione attiva delle Province e dei comuni che costituiscono il corpo vivo dei territori. La storia delle Province risale a prima dell’Unità d’Italia, al 1859 con il decreto Rattazzi, e in Europa l’Italia rischia di essere l’unica, oltre a Lussemburgo e a Cipro, a non avere più le Province, visto che gli altri 17 stati europei - in testa Germania, Regno Unito, Francia e Spagna, hanno 3 livelli di governo dei territori.
Ed è scandaloso che si contrabbandi questo cambiamento, realizzato in modo confuso e frammentario sulla testa dei cittadini, come revisione della spesa pubblica, inserendo quest’obiettivo in un decreto legge che del decreto non ha né il presupposto della necessità, né quello dell’urgenza. Invece di tagliare costi laddove necessario, si rischia di compromettere la governance dei territori e l’erogazione di servizi essenziali, e penso alla manutenzione delle strade e degli istituti scolastici, finora garantita dalle Province.
E’ molto probabile che queste decisioni ingiustificate generino maggiori costi, piuttosto che risparmi; faccio solo un esempio fra molti, il mercato del lavoro, così cruciale oggi in questo generale momento di difficoltà.
L’assegnazione ai comuni del mercato del lavoro, finora svolto in modo eccellente dalle Province con i centri per l’impiego, rischia di frammentare su più centri decisionali attività e servizi, senza più un coordinamento efficace. Altro che economie di scala, altro che riforma dello stato. A livello centrale non si è fatto nulla, e sarebbe stato molto semplice poter operare alcuni tagli della spesa dal grande significato simbolico, mentre si è preferito massacrare i territori, chiamati ancora una volta a pagare debiti di altri. Bisogna mettersi subito al lavoro con la Regione per disegnare insieme un piano di riordino condiviso, ci attende anche l’istituzione della città metropolitana, e mi sembra che dai territori della Venezia orientale e dalla riviera del Brenta si levino già le prime voci di protesta».